mercoledì 2 aprile 2014

JARED DIAMONDS RISPONDE a LORENZA LEI ► libro “ET_NET”

JARED DIAMONDS RISPONDE a LORENZA LEI ► libro “ET_NET”.
L’intervista e’ stata realizzata con la cortese collaborazione dell’ UniversitàLuiss, presso la quale il prof. Jared Diamond ha tenuto un corso di otto lezioni dal 10 al 21 marzo 2014.
*       Il mondo delle interconnessioni coinvolge oggi non solo uomini e donne ma anche i ragazzi piu’ giovani senza alcun tipo di “iniziazione”. Se come diceva il Premio Nobel Rita Levi Montalcini, il periodo di educazione dell’essere umano dura dieci anni a partire dalla sua nascita, come si inserisce questa nuova scoperta? Può essere equiparata alla “scoperta del fuoco”? Può la tecnica influenzare il pensiero umano?
Con il dovuto rispetto, sulla durata dell’educazione dell’essere umano non sono d’accordo. Quando avevo 15 anni,  osservando alcune  persone di 30 anni pensavo tra me: “Come sembrano maturi! Hanno gia’ risolto tutti i problemi che oggi mi angustiano!” . Quando ho raggiunto l’età di 30 anni, ho scoperto che, benchè avessi imparato molto e sviluppato una grande volonta’ di affrontare le mie questioni, in realtà avevo necessita’ di “molta molta” istruzione. Ora che ho 76 anni, posso dire che la mia istruzione si e’ formata negli ultimi 10 anni della mia vita.
*       Il dialogo al tempo della Rete tra adulti e giovani come cambia. Anche i rapporti tra l’uomo e la donna hanno subito cambiamenti all’epoca della Rete?
Le relazioni tra uomini e donne, giovani e anziani e tra le persone in genere sono grandemente cambiate dagli attuali mezzi di comunicazione e non solo a causa della Rete. Le connessioni tra le popolazioni della Nuova Guinea tra le quali ho lavorato negli ultimi 50 anni  sono dirette. CIoe’ le persone parlano guardandosi in faccia, ascoltando reciprocamente le voci, leggendo le espressioni facciali ed il linguaggio del corpo, sono coinvolte totalmente nell’altro, e non  sono distratte dall’invio di messaggi o dalla ricezione di chiamate al cellulare. Per contro, le relazioni tra le persone oggi in Italia e negli Usa, come nelle altre società industriali, sono soprattutto indirette. Si stima che in media, gli Americani, e ritengo sia lo stesso in Europa, trascorrano sei ore al giorno di fronte al computer o al cellulare.
Questo passaggio dalla informazione diretta a quella indiretta e’ cominciato molto tempo fa con lo sviluppo della scrittura, poi incrementato dallo sviluppo del telegrafo e del telefono e ora e’ esploso con l’arrivo di internet, posta elettronica, sms e cellulari. Le persone stanno perdendo la capacita’ di leggere le voci e le espressioni, di  focalizzare l’attenzione e trattare l’altro come “diverso da sé”.
*       Le popolazioni da Lei studiate possono essere raggiunte dalle interconnessioni della Rete? Come funzionavano le interconnessioni nelle società di ieri?
Tra le popolazione della Nuova Guinea con i quali ho lavorato, i cellulari stanno diventando molto diffusi, i computer un po’ meno. Nella mia opinione, questo cambiamento non ha solo aspetti positivi. Ieri, un mio amico che era appena arrivato da una settimana trascorsa nelle isole del Pacifico, non raggiunte da cellulari  o internet  mi ha raccontato come, dopo qualche giorno sull’isola, ha cominciato ad accorgersi di come più intense e vivide le relazioni umane sono quando le relazioni sono dirette anziché indirette. La reazione del mio amico mi sembra un altro modo di esprimere il nostro sentire. Dopo essere stato in Nuova Guinea il cosiddetto mondo sviluppato sembra al confronto triste.

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